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MACCHINE (2010)

Home } MACCHINE (2010)

MACCHINE

TRILOGIA D’INDAGINE SULL’UOMO – seconda parte 

Uno spettacolo di Gaddo Bagnoli


con Claudia Franceschetti, Andrea Magnelli e Marco Olivieri


Musiche Originali Sebastiano Bon e Francesco Canavese

Costumi di Roberta Vincenzi

Foto di Margherita Busacca


Organizzazione generale Francesca Audisio

Produzione Federica Maria Bianchi

Lo spettacolo ha debuttato il 7 gennaio 2010 al Teatro della Contraddizione di Milano, nella  Stagione Sperimentale Europea 2009/2010

L’Uomo è sostanzialmente un animale, molto evoluto, ma pur sempre un animale e  reagisce con il corpo ad ogni stimolo che proviene del mondo esterno con una reattività fisica, istintiva, biochimica e automatica. Egli genera azioni che per somma e ripetizione creano comportamento, ecco perché l’Uomo è come una Macchina.

L’emozione e il pensiero nascono solo dopo quando, per esistere, dobbiamo distinguere la nostra soggettività da quella degli altri e vestiamo le nostre azioni meccaniche di un’altra natura.

Ma non possiamo pensare di  determinarci solo grazie a quello cui reagiamo.

A tale scopo ci siamo inventati la società, la religione, crediamo di provare dei sentimenti, di avere dei pensieri (giusti o sbagliati) e non accettiamo di essere semplicemente delle macchine reattive agli stimoli esterni che provengono dall’ambiente in cui viviamo.

Infatti gli attori, sulla scena, si muovono secondo partiture di azioni prefissate, sequenze fisico/verbali che tentano di dare una direzione al nostro fare, al nostro esistere. Senza soluzione di sorta.

La percezione che abbiamo della nostra vita è un mosaico di immagini dato dalle nostre impressioni sensoriali, ma il senso reale, profondo, ci sfugge indefinito, sembra sempre che ci sia qualcosa di ‘sbagliato’.

Tre figure cangianti, aspetti dell’umanità, vivono situazioni che si ripetono inesorabilmente, meccanismi del corpo, del cuore e della mente che generano amore, odio, passione, morte, reazioni estreme e delicate, tutto quello che noi animali-uomini siamo obbligati a vivere, volenti o nolenti.

Confusi nella moltitudine dell’umanità, gli attori creano un tessuto di reazioni grazie alle quali il pubblico può cogliere la poesia al di là delle risposte automatiche, prigioni della vita.

Uomini che nel tempo di uno spettacolo, sono l’anello tra la meccanica dell’io, il pensiero del tu e l’emozione del noi.

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ESTRATTI DI RASSEGNA STAMPA
 
Persi in Sala: “Uno spettacolo che sa essere, contemporaneamente, molto poetico e  incredibilmente ironico”

Teatrimilano.it: “Un linguaggio fisico che stupisce e affascina per la sua immediatezza e ilare astrazione, utilizzato con lucidità non comune e invidiabile controllo”

Teatro.org: “Un’analisi precisa e intelligente… lo spettacolo è esso stesso una macchina, puntuale e impeccabile…si ride, e molto anche, fino a quando tutto si rivela per quello che è…”

La Stampa: “Il corpo emerge come il grande tema dello spettacolo, o meglio la sua irrimediabile separazione dall’anima”

Il Giorno: “Partiture prefissate che creano un solco profondissimo fra come si appare al mondo e il proprio vero io. All’interno una riflessione profondissima dove di continuo sfugge il senso ultimo dell’esistenza. In bilico fra poesia metafisica e profonda ironia”

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REPLICHE

Stagione Sperimentale Europea 2009/2010, Teatro della Contraddizione, 7-17 gennaio 2010, Milano

Teatro Verdi, stagione 2012/2013, 14-15-16 dicembre 2012, Milano

Teatro Out Off, 2013, Milano

 

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